Gli artisti si trovano a operare all'interno di un panorama digitale fortemente frammentato, distribuito tra social network, piattaforme di ticketing, siti web spesso non aggiornati e ulteriori criticità legate all’attuale ecosistema. Manca uno spazio unificato e organico che accolga l’espressione artistica in tutte le sue forme e che si sviluppi in armonia con l’evoluzione del contesto culturale e tecnologico.

I social media avevano inizialmente promesso una maggiore vicinanza tra artisti e pubblico, ma oggi si presentano come spazi affollati, caotici e fortemente influenzati da logiche algoritmiche. Gli artisti accumulano follower, ma raramente instaurano relazioni autentiche. Sempre più persone manifestano un senso di stanchezza e si allontanano progressivamente da questo ambiente, alla ricerca di esperienze più genuine e significative.

I ricavi risultano frammentati e spesso poco affidabili. I margini economici sono ridotti, mentre gli artisti esercitano un controllo limitato sulla monetizzazione delle proprie opere. Inoltre, molti di loro non dispongono degli strumenti o delle conoscenze necessari per generare valore oltre le modalità imposte dalle logiche di mercato prevalenti.

Il passaggio da una artist-driven economy a un song-stream model ha progressivamente ridotto il ruolo degli artisti a semplici fornitori di contenuti all'interno di sistemi che non controllano né possiedono. In questo contesto, la libertà espressiva risulta fortemente limitata: molti artisti rinunciano a esprimersi pienamente per timore che il mercato non recepisca il loro linguaggio creativo, mentre l’industria, spesso guidata da logiche commerciali, non è in grado di offrire un orientamento realmente utile o personalizzato.